
Paolo Rumiz in “La leggenda dei monti naviganti” parla delle montagne italiane, struttura portante, colonna vertebrale di questo paese. Parte per un viaggio attraverso di esse, che dura 8000 km. Il viaggio vede il suo incipit, quasi simbolicamente, nel Golfo del Quarnaro (Fiume) e termina nel punto più meridionale della penisola, dove è ancora Appennino: a Capo Sud!
E’ un viaggio lungo l’Italia che parte dal mare e finisce al mare.
Paolo Rumiz è un saggio viaggiatore. Non lo si può definire turista, e chi conosce la differenza tra i due termini, sa cosa intendo. Ed è anche un narratore di viaggi, che spesso mi accompagna alla scoperta dei luoghi più reconditi di questa nostra terra vertebrata. Lo aveva già fatto con il suo spartano “viaggio in seconda classe”, attraverso le ferrovie dimenticate, soppiantate dalle “frecce” che l’arco delle FFSS ha saputo regalarci.
Rumiz è in grado di raccontare gli aspetti più autentici e semplici dei luoghi, che spesso non riusciamo a intrappolare nelle nostre macchine fotografiche, perché poco accorti, e troppo presi dalla velocità.
Egli viaggia l’Italia con il tempo dovuto, annotando sul taccuino gli incontri speciali e le tappe del percorso. E nel suo viaggio lungo l’Italia incontra numerose storie da narrare e numerosi narratori d’eccezione: e ci regala i suoi preziosi confronti con Mario Rigoni Stern, con Francesco Guccini e con Vinicio Capossela.
Quest’ultimo gli racconta la sua Irpinia, in un percorso che mi è familiare, ma lo è di più, sicuramente, il racconto del mio Matese e del mio Sannio, negli ultimi capitoli del testo, dove peraltro, tratta il delicato tema della transumanza e della triste fine di questa millenaria pratica attraverso i tratturi che solcano l’Appennino.
Rumiz peraltro si confronta di nuovo con questo territorio nel testo “Quota mille”, per le foto di Francesco Fossa, in cui aggiunge preziose righe a corredo di immagini già fin troppo eloquenti.
Così dice a proposito del Matese: “Tira un vento gelido, sui monti del Matese, e sulle Mainarde è nevicato fino a bassa quota. (…) Tutt’intorno, cime aguzze dal nome eloquente di Pinna, Pizzo e Capa. (…) Intorno, commensali dalle facce sannite, razza osco-umbra, silenziosa e chiusa nella sua lingua stretta da montanari”, parla del Molise, ma a un matesino del versante campano, è una frase che calza a pennello!
Riferimenti bibliografici:
Paolo Rumiz, “La leggenda dei monti naviganti”, Feltrinelli, 2007.
Paolo Rumiz, L'Italia in seconda classe, Feltrinelli, 2009.
Francesco Fossa, con scritti di Paolo Rumiz, “Quota mille”, Edizioni Punctum, 2010
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