venerdì 27 maggio 2011

Il retro della città come la polvere sotto il tappeto



Il paesaggio urbano contemporaneo è fatto anche di “retri”. Tanti di questi si concentrano nei pressi delle stazioni ferroviarie, in prossimità dei grandi parcheggi di interscambio, nelle vicinanze degli aeroporti. Sono luoghi ambigui. Osservandoli si ha la sensazione di incompiutezza, continui rimaneggiamenti, riprese, abbandoni: racconti di storie. A me spesso risvegliano anche uno stato di inquietudine e richiamano alla mente l’immagine della polvere sotto il tappeto, quella che c’è anche se non la vedi, l’hai spostata ma non l’hai eliminata. Oggi a Milano è stato sgombrato un retro. I Rom dei binari morti della Ghisolfa sono stati mandati via all’ora di punta, da un assembramento di quindici camionette della polizia di stato, istruiti a dovere, possiamo immaginare bene da chi. Ma i Rom sono come la polvere sotto il tappeto, non sono spariti e stanno già cercando un altro posto dove trascorrere la notte. Loro non sono mai stati importanti, ma oggi alla vigilia di una scelta importante per la politica della città diventano strategici. Il pensiero viene stravolto, non hanno importanza le persone, non hanno importanza le difficoltà dei singoli, non si agisce per la risoluzione programmata di un problema, non se ne trova la soluzione, non si aiuta! Si mette in scena l’ultimo atto di una reclame tragicomica e fatta di colpi bassi.
Tutto l’universo obbedisce alla paura e gli orchestranti la fomentano, la suonano come il gingle di una pubblicità. Non devi pensare, non devi ragionare, devi solo collegare le cose che ti vengono dette, vedi i Rom e inizi a sentire il motivetto. Non esistono argomenti, non esistono fatti, esiste solo la promessa di tenere l’estraneo lontano dalla tua terra, come se fossimo padroni di un singolo cm di questa terra, dimenticando che siamo di passaggio e che dovremmo rispettare tutto e tutti.
Se per decenni ci siamo occupati della facciata, ora non possiamo lamentarci che il retro della città strabordi di polvere.

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