Il Federalismo Demaniale è legge dello stato (Legge 42/2009) ma è cronaca di questi giorni il mancato accordo tra stato, comuni e altri enti locali, circa l’attribuzione (non onerosa) dei beni demaniali a tali enti. Senza entrare nel merito delle questioni politiche e locali, per le quali non ho le competenze e neanche la voglia di annoiarvi, mi preme particolarmente sottolineare il disastro, peraltro non celato e sotto gli occhi di tutti, dei beni demaniali che versano in uno stato pietoso, e che a dispetto della sopracitata legge dello stato, non possono essere restaurati dagli enti locali che di fatto ne usufruiscono o ne vorrebbero usufruire.
Sono molteplici i casi di edifici storici di estremo interesse architettonico oltre che di incommensurabile valore storico – artistico che versano in avanzato, e talvolta irrecuperabile, stato di degrado. In taluni casi, si assiste ad un vero e proprio abbandono, da parte degli enti locali, sobbarcati dalle spese della gestione ordinaria della cosa pubblica.
L’aspetto più clamoroso di questa storia tutta italiana è che, anche in presenza di fondi da destinare al restauro di questi immobili prestigiosi, gli enti che li hanno in gestione hanno le mani legate e non ricevono dallo Stato il permesso di occuparsene.
Le immagini che condivido con voi sono di uno dei tesori d’Italia, tuttora di proprietà demaniale, in fase di cessione ad un comune, per attuazione della suddetta legge sul federalismo demaniale, ma in stato di avanzato degrado, con perdita già in atto di alcune preziose porzioni, sul quale però non si può intervenire nonostante la presenza di finanziatori privati interessati a contribuire e nonostante la previsione di spesa dell’intervento già fatta dal comune che lo gestisce.
E’ una delle storie tristi tra le tante che si possono raccontare a cui spero si possa porre fine in tempi brevi e della quale mi auguro di potervi raccontare nei prossimi mesi un lieto fine che mi veda coinvolta in prima persona.
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