venerdì 10 giugno 2011

Tutti i colori dell'Isola di Arturo


Esiste un Mediterraneo autentico, spavaldo e timido al tempo stesso, ignaro del resto del mondo. Si annida nel borgo dei pescatori della Corricella, nelle trame delle reti da pesca, negli alveoli della sua pietra vulcanica, nella sabbia delle spiagge, nei vicoli e nelle scalinate che precipitano verso il mare, nella vegetazione rigogliosa, nelle facciate consunte, nelle tinte sbiadite, nei volti arsi dal sole, nel dialetto che è poesia cantata.

Si scopre questo Mediterraneo percorrendo in lungo e in largo l’Isola di Procida. E’ un Mediterraneo dal sapore contaminato, con sfumature di aromi lontani, di altre terre visitate in passato, sapori africani, napoletani, genovesi, portoghesi …
Si approda sull’isola provenendo da Napoli e ad attendere al porto c’è una colorata accoglienza che mette allegria anche nelle giornate più grigie.

"Un allineamento di case alte, di tutti i colori, strette come una barricata con tante arcate chiuse a mezzo, come strizzassero un occhio. E sopra un verde intenso prepotente, quasi selvaggio, tanta è la forza dei tralci: viti e limoni. Questa prima immagine di Procida si estende a tutta l’isola che è piccola, ma tutta diramata in tentacoli, come i polpi che ancora abbondano nei suoi mari" (Cesare Brandi).

Bisogna visitare Procida per conoscere una Campania sana, che ha voglia di fare e di farsi conoscere, lontana dai riflettori mal attratti che puzzano di marcio sempre puntati su Napoli e da quelli chic di Capri o di Ischia.

Bisogna vedere questo posto per capire che la Campania ce la può fare, mettendocela tutta.

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